Il consumismo massimizza lo sfruttamento. Viviamo in una società che troppo spesso spinge ad un consumismo esacerbato e incontrollato per soddisfare l’obiettivo importante, se non esclusivo, di massimizzare i profitti al fine di soddisfare l’appetito degli azionisti, siano essi imprese, grandi investitori in capitale o anche individui attratti da rendimenti speculativi. Sfortunatamente ciò porta ad un sempre maggiore sfruttamento dei soggetti più deboli delle nostre società e di quelli delle società mobilitate per soddisfare questo appetito di consumo. Inoltre, in queste società “produttrici”, la protezione dei lavoratori esiste a malapena, o per nulla, alimentando continue pressioni sulla protezione dei lavoratori nelle società di consumo. I più deboli sono così presi tra l’aumento della pressione a consumare da una parte e la drastica riduzione dei diritti e della protezione dall’altra. Sosteniamo tutti insieme uno sviluppo solidale. Siamo convinti che sia giunto il momento di garantire uno sviluppo coerente con i valori di solidarietà, valori fondanti delle nostre società, mobilitando o dando inizio alla battaglia delle forze democratiche, sia associative che sindacali e politiche. L’Associazione Cultura contro camorra, sin dalla sua creazione, ha deciso di porre la solidarietà al centro delle proprie attività.
Di conseguenza si batte contro ogni forma di criminalità organizzata, che operando troppo spesso in una legalità “apparente”, è, ormai, presente e rappresentata in politica a tutti i livelli decisionali. Per andare oltre, Cultura contro camorra mira a favorire le sinergie con e tra le strutture che sono radicate negli stessi valori, dalla produzione di beni e servizi alla loro commercializzazione e al loro consumo o uso. Lottiamo per sostenere i beni che hanno una “storia”. In questa prospettiva, Cultura contro camorra propone, da un lato, di sostenere la creazione di centri per la raccolta e la distribuzione di beni “che hanno una storia”; e, d’altra parte, a sostegno di questo approccio produttivo, Cultura contro camorra propone di creare e sostenere l’apertura di luoghi di convivialità multiculturale e interculturale per proporre e incoraggiare a consumare in modo diverso, iniziando dalla scoperta della ricchezza della cultura e delle radici gastronomiche dei partecipanti. Particolare attenzione sarà dedicata alla mobilitazione e alla partecipazione dei giovani. Questa nuova iniziativa potrebbe essere testata in Belgio e, sulla base dei suoi risultati, tali luoghi di convivialità potrebbero svilupparsi in altre località e in altri Stati membri dell’Unione europea. Un centro di convivialità sarà definito come uno spazio permanente di presentazione e, se necessario, di distribuzione di prodotti che hanno una “storia”. “I prodotti con una storia” sono ad esempio:
- beni di imprese confiscate a organizzazioni della criminalità organizzata; • beni prodotti da cooperative di lavoratori che hanno rilevato un’impresa “abbandonata” dai suoi proprietari;
- prodotti provenienti da gruppi di piccoli produttori locali, che lavorano secondo principi etici di solidarietà. Questi “prodotti che hanno una storia” ci dicono che è possibile: • produrre qualità (e anche una migliore qualità) mantenendo prezzi che consentano a tutti, compresi i più deboli, di accedere a questa qualità;
- consentire ai produttori di lavorare con dignità in modo rispettoso dei loro clienti e della società in cui vivono, e in particolare valorizzando le tradizioni e le conoscenze locali;
- consentire ad alcuni produttori di superare le barriere che incontrano nella ricerca di mercati (ad esempio, quando producono in aree in cui la criminalità organizzata è molto diffusa, o in aree in cui i distributori tradizionali sono dominanti);
- innovare nel modo di distribuire le produzioni, anche utilizzando strumenti tecnologici avanzati ma rispettando la dignità del consumatore, compresi i più deboli. I centri di convivialità saranno quindi spazi “alternativi” dove si potranno scambiare prodotti di consumo “nutritivi”, tecniche di produzione innovative o alternative, attività culturali di qualsiasi tipo (libri, film, arti visive, musica …), tutto ciò che dà contenuto concreto al desiderio di convivialità, all’esigenza di “vivere insieme”. In questa prospettiva, un centro di convivialità è uno spazio in cui convergono produzione, consumo, cultura, discussione e lotta.
Saranno gradualmente associate delle organizzazioni in grado di sviluppare gli aspetti commerciali di queste iniziative, pur impegnandosi a rispettare e integrare nella propria attività i principi di eco-sostenibilità e il valore etico dei prodotti. In genere, un centro di convivialità deve essere situato in un’area facilmente accessibile e dovrebbe avere lo spazio necessario (tra 60 e 100 mq) per garantire la distribuzione dei prodotti e l’organizzazione delle attività di incontro, di discussione e di degustazione e, più semplicemente, di convivialità. Questo spazio potrebbe essere disponibile a tempo pieno o condiviso con attività compatibili (ad esempio un caffè di quartiere). Si faciliteranno cooperazioni con strutture che condividono lo stesso concetto etico di solidarietà, in particolare con quelle culturali (teatri, per esempio). Tali luoghi di convivialità attiva e interculturale sono particolarmente suscettibili di interessare e ispirare le giovani generazioni che potrebbero scoprire la ricchezza della loro cultura e delle altre culture che frequentano, partendo ad esempio dalle proprie radici gastronomiche e confrontandole con quelle che li circondano.
L’attuale “sensibilità” per la gastronomia in gran parte delle giovani generazioni – uomini e donne – appare così come un vettore importante, se non privilegiato, per la creazione di questi centri di convivialità. Come organizzarci a Bruxelles? In una prima fase, la struttura di lancio del progetto, che potrebbe prendere lo statuto di un’associazione senza scopo di lucro, si baserà sul lavoro di volontariato fornito dai membri associati. A seconda dello sviluppo dell’iniziativa, si potrebbe prendere in considerazione l’assunzione di personale esterno, rispettando i requisiti etici di questi lavori. Dei sostegni finanziari diretti potrebbero essere forniti da:
- gli espositori dei prodotti in vendita;
- le vendite dei prodotti;
- i contributi volontari;
- le entrate del caffè e le attività organizzate (serate per presentare e “spiegare” i prodotti in vendita);
- campagne di sostegno.
L’ambizione è di garantire la redditività economica a lungo termine di questi centri di convivialità. Tutti insieme saremo in grado di imporre con l’esempio, la coerenza e la lotta, che è POSSIBILE Produrre altrimenti, Acquistare altrimenti, Vivere Altrimenti.