Il 30 aprile 1982 il segretario regionale del PCI in Sicilia, on. Pio La Torre, venne ucciso insieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo.
Pio La Torre aveva proposto il disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi.
Era stato tra i primi ad intuire come per combattere i gruppi criminali fosse necessario andare al cuore del rapporto tra potere economico e attività illegali marcando il confine tra gli stessi.
In seguito a questo omicidio, il 13 settembre 1982, venne varata dal Parlamento italiano la legge che prevedeva la confisca dei beni mafiosi.
Tuttavia solo 14 anni dopo, attraverso una legge di iniziativa popolare, la 109/96, fu possibile prevedere la restituzione alle autorità locali dei beni sequestrati alla mafia e alla camorra e la loro destinazione alla pubblica utilità.
Per raggiungere questo risultato e dargli seguito divenne decisiva l’azione di LIBERA, associazione nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e di promuovere legalità e giustizia.
Attualmente i beni confiscati in Italia sono circa 13.000, ma le tante aziende, circa 2.000, che li gestiscono non sono sempre floride e si trovano spesso in difficoltà.
In alcuni casi, i mafiosi sono in grado di esercitare un vero e proprio ricatto obbligando clienti e fornitori a non utilizzare i beni confiscati.
Né tantomeno da parte delle istituzioni si realizza una incisiva catena di solidarietà.
Di qui l’esigenza di promuovere una barriera di solidarietà, non solo locale, con quanti sono in prima linea su questo fronte.
Bisognerà:
– denunciare il rischio d’isolamento degli operatori impegnati a gestire questi beni,
– aggregare tutti coloro che possano essere sensibili ad una lotta coerente per impedire che i beni confiscati ritornino in mani mafiose,
– ridare fiducia a quei cittadini che non credono affatto che la cultura economica e organizzativa delle mafie debba prevalere.
Sulla base di queste evidenti necessità, partendo dal territorio campano, un’area fortemente penalizzata dalla criminalità, nasce l’associazione “Cultura contro camorra”.
L’associazione si pone come obiettivo la creazione di una rete europea che sostenga gli operatori che gestiscono i beni confiscati alla camorra in Campania.
“Cultura contro camorra” vuole anche dimostrare ai cittadini che un altro tipo di sviluppo, trasparente, sostenibile e democratico, è davvero possibile e che non esistono zone franche.
Le strutture democratiche e associative dell’Unione europea debbono:
– assumere come centrale questa problematica,
– ritenersi a pieno titolo dentro i processi di crescita civile dei propri territori e
– considerare tale battaglia decisiva per la costruzione di una società più avanzata e più giusta.
“Cultura contro camorra” si adopererà per:
– creare questa rete di sostegno,
– sviluppare tutte le iniziative che in tale contesto si dimostreranno di una qualche validità ed efficacia,
– aprirsi a tutti i contributi che in tale ambito verranno, e che anzi il nostro documento intende sollecitare.